MONOLOCALE VENDESI

regia e coreografia: Sonia Nifosi
musica: Mauro Bagella
testi e allestimento sonoro della parola: Marialisa Monna

 

 

 

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GIULIETTA DEGLI SPIRITI
Questi e altri fantasmi

regia e coreografia: Sonia Nifosi
musica: Mauro Bagella
testi e allestimento sonoro della parola: Marialisa Monna

 

 

GIULIETTA DEGLI SPIRITI - Questi e altri fantasmi
E’ I' ultimo lavoro della coreografa genovese Sonia Nifosi, liberamente tratto da Giulietta degli spiriti, il film realizzato da Federico Fellini nel 1965, uno dei capolavori più famosi, amati, celebrati e al tempo stesso discussi del regista riminese.
Del film di Fellini, Sonia Nifosi ha raccolto e fatto sua una delle idee di fondo e cioè che la vita della protagonista - come fosse quella di ciascuno - è piena di presenze, di fantasmi che il suo stesso inconscio proietta su di lei, interpretando e vivendo a modo suo tutto ciò che le accade.
Gli spiriti di Giulietta - sembra dire Sonia Nifosi - furono certamente anche gli spiriti di Federico e, in qualche modo, sono i nostri stessi spiriti, quelli che animano l'umana, quotidiana commedia.
Non c'è da aver paura. L'accettazione serena di questi nostri fantasmi è la condizione per una vita ricca, l'humus sul quale costruiamo tutto ciò che non è solo materiale.
E' pur vero, però, che in alcuni momenti queste presenze possono essere terribili, oggettivamente difformi e ostili. Allora ci fanno - ci facciamo - del male.
Se la malattia è un' alterazione di quello stato di equilibrio assoluto che è la salute - come vogliono celebri teorie mediche - quelle presenze divengono allora il segno patologico delle disarmonie transitorie della nostra personalità e delia nostra vita.
Appena ritroviamo la pace interiore, appena riconquistiamo il nostro equilibrio, quei fantasmi alterati scompaiono e lasciano il posto alle presenze "amiche", dolci echi della coscienza in stato di quiete, tracce indelebili del nostro passato e della vita affettiva, di chi ci ha amato e che noi abbiamo amato.
Oltre ad alcuni contenuti tipici del pensiero felliniano – una certa rappresentazione della donna, dell'eros e del matrimonio, il rapporto uomo-donna - lo spettacolo cerca di catturare e far rivivere le suggestioni del film, la ricca fantasmagoria di immagini, di tic, di visioni sempre in bilico fra realtà e sogno, alle quali offrirono la loro arte anche Nino Rota con le sue musiche e Piero Gherardi con le scene e i costumi.
Tornata alla creazione dopo un periodo molto critico della sua vita, Sonia Nifosi guarda al teatro con un rinnovato interesse e per questo ha voluto con sé, in questa nuova avventura, autori che hanno della rappresentazione teatrale una visione affine alla sua. Con loro, Sonia aspira a realizzare una grande partitura multi artistica come è nell' idea di teatro che la guida e la attrae in questo momento.
Ha fuso quindi la sua particolare danza, nata da un' attenta ricerca condotta sui movimenti dei personaggi stessi del film, con la musica ricca di sperimentazioni sonore del compositore romano Mauro Bagella, con una rivisitazione inventiva del testo fatta da Marialisa Monna e con i video di Nicola Manuel Tallino. Alla sinergia di questi mezzi ha affidato la sua ricostruzione del complesso mondo onirico e fantastico di Fellini. I costumi e le scene di Red Bodò hanno completato il lavoro.

Marialisa Monna

 

GIULIETTA DEGLI SPIRITI
Questi e altri fantasmi

Otto Visioni

La seduta spiritica
Gli Spiriti, Gli amici ospiti:
Val, Dolly, Elena, Genius il medium,
Teresina la cameriera, Giulietta e
Giorgio suo marito.

Il Mare e la Pineta
Giulietta sulla spiaggia,
Un Vecchio, Adele la sorella grande,
Silva la sorella famosa, la Madre delle tre donne,
la crocerossina con la figlia di Adele

Il Mago Pijma
Giorgio, Giulietta, le due cameriere,
Val, il mago Pijma, la coppia del kamasutra,
le visioni, la ballerina del circo

La Recita Interrotta
Giulietta bambina, le suore del collegio,
i l Nonno

L’Ospite Annunciato
Un'ombra, José l'amico di Giorgio,
Teresina, Giulietta, una chitarra

La Vicina di Casa
Suzy la vicina, Giulietta, gente alla festa: Margy,
l'indossatrice, Lola, amica spagnola,
Harlette, il Momy, il Figlioccio

Psicodramma
La psicologa, Val, Giorgio, Genius,
Giulietta, Silva, Adele, la Mamma, José
Le apparizioni dall'inconscio. La cameriera

Saluto agli Spiriti
II carrozzone dei pensieri, il Nonno,
Giulietta bambina, la vita vera

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L'ULTIMA DOMANDA
(liberamente tratto da un racconto di Isaac Asimov)
per soprano, baritono, controtenore, canto difonico,
voce recitante, elaborazioni elettroacustiche e video

musica: Mauro Bagella
libretto e regia: Marialisa Monna


foto Marco Mancini

 

E' possibile diminuire in modo massiccio il quantitativo di entropia dell'universo? Ovvero, potrà un giorno il genere umano, senza dispendio di energia, essere in grado di riportare il sole alla sua piena giovinezza, perfino dopo che sarà morto di vecchiaia?
E' questa l'ultima domanda posta dall’uomo ad un potentissimo calcolatore: Multivac, nome che echeggia il vedico vac, ovvero "parola", con riferimento all'elemento primordiale del cosmo. Trascorsero miliardi di anni e la domanda venne posta svariate volte al calcolatore che lavorava instancabilmente per migliorare la vita dell'uomo, permettere i viaggi interstellari, sconfiggere le
malattie ed infine la morte. Nel corso del tempo Multivac si perfezionò sempre più, riuscendo a
regolare tutto l'Universo e a fornire soluzioni a tutti i quesiti dell'uomo; rimaneva quell'ultima domanda: si potranno un giorno riaccendere le stelle?
Materia e energia terminarono, così lo spazio e il tempo. Persino Multivac esisteva unicamente in nome di quell'ultima domanda. Non c'erano più dati da raccogliere. Rimaneva da correlarli secondo tutte le relazioni possibili. Un intervallo senza tempo venne speso per far questo. Finché la mente di Multivac riuscì a scoprire come si poteva invertire l'andamento dell'entropia e rispondere infine a quella domanda. Abbracciò tutto quello che un tempo era stato un Universo e meditò sopra ciò che adesso era il Caos. Con cura organizzò il programma e disse: "La luce sia!"

L'ultima domanda fa parte di un ciclo di mini opere, composte da Mauro Bagella, ispirate alla fantascienza, alle "storie sorprendenti" raccolte in Amazing stories, la prima rivista di fantascienza pubblicata negli Stati Uniti nel 1926.

 

FOTO GALLERY foto di Massimo Alì Mohammad
Napoli, Teatro Sancarluccio, Convivio Armonico IV ed., 01.04.2004
msopr. Rosa Montano; bs. Giusto Pio; cten e c.dif. Mauro Bagella; att. Valerio Largo

 

 

 

ARIONE
per controtenore, danzatrice,
voci registrate, canto difonico, video
ed elaborazioni elettroacustiche
musica
Mauro Bagella
testo e messinscena
Marialisa Monna
video
Donatella Vici
voci registrate
Serenella Isidori, mezzosoprano
Gino Nappo, baritono
regia
Marialisa Monna
 
 

un raro e dolcissimo canto…incastonato nel moto continuo dei corpi…in uno spazio scenico vestito di video…per raccontare l’antica storia del musicista Arione condannato a morte da uomini rapaci e salvato da un delfino …

Arione è un’opera per controtenore, danzatrice, due voci registrate, elaborazioni elettroacustiche e video, della durata di circa sessanta minuti.

L’opera ripercorre l’antica storia, riportata da Erodoto, di Arione di Metimna, celebre cantore e citaredo, e del suo miracoloso salvataggio da parte di un delfino, simbolo quest’ultimo di una natura provvida e salvifica. Il fascino della storia - rivissuta anche come metafora tragicomica della condizione d’artista - si riversa soprattutto nella trama vocale della partitura, nel suo carattere affabulatorio di narrazione senza tempo, di nenia ammaliante e onirica.
Arione è interpretato dallo stesso autore con voce di controtenore e con gli effetti intensi del canto difonico. Le due voci che con Arione dialogano sono di volta in volta dei curiosi che lo interrogano o i gaglioffi che vogliono depredarlo e ucciderlo: non prima però di averlo sentito cantare per l’ultima volta, cinicamente pronti a godere della sua arte anche nel momento estremo della più efferata crudeltà.
Come in altri lavori degli stessi autori la componente gestuale, al confine con la danza, riveste importanza strutturale. Il personaggio di Arione trova infatti nella danzatrice il suo doppio, la sua ombra, la sua anima segreta.
La sperimentazione musicale di Mauro Bagella, quella visiva di Donatella Vici e le ideazioni linguistiche e di regia di Marialisa Monna si fondono nella ricerca di un particolare linguaggio per il teatro musicale contemporaneo. Lo spazio scenico è caratterizzato dall’interazione di immagini video e oggetti di scena che concorrono alla creazione di un diverso e più complesso orizzonte visivo dove si incontrano i percorsi microcinetici del controtenore e della danzatrice.

I scena
Arione dorme un sonno agitato e nel mezzo di un incubo si sveglia di soprassalto. Un gruppo di curiosi vuole conoscere l’incredibile avventura dalla quale si è da poco salvato. Dopo essersi per un po’ schermito, Arione infine narra la sua storia: tornando in Grecia da un viaggio in Italia, dove ha esibito la sua arte di musicista e di cantore, di notte, in alto mare, i marinai lo hanno aggredito per ucciderlo e impadronirsi delle sue ricchezze.

II scena
Come in un flashback, rivivono l’aggressione e il supplizio di Arione sulla nave. Ossessivi e crudeli i marinai mettono Arione di fronte alla scelta di morire per mano loro o di uccidersi. Disperato, Arione chiede ai gaglioffi, che cinicamente accettano, di cantare per l’ultima volta e dopo un accorato addio alla vita si getta in mare.

III scena
Riprende il racconto di Arione. Forse attirato dal canto, “qualcosa” di miracoloso lo ha soccorso mentre scivolava negli abissi. Egli può rivivere il momento in cui un delfino, espressione stessa della divinità del mare, lo ha sollevato nell’aria dolce della notte e, con una corsa ritmata dai flutti come una danza, lo ha portato a riva. Il calore della terra sotto i suoi piedi è il calore stesso della vita alla quale Arione si aggrappa con indicibile gioia, con tutto il suo essere, dopo aver creduto di averla persa.

 

Gli interpreti

Alessandra Grasso si è diplomata presso l’Accademia Nazionale di Danza nel 1982 e dopo aver intrapreso un coinvolgente percorso artistico come danzatrice, lavorando con grandi compagnie e danzando nei più importanti teatri europei, ha affrontato la carriera di coreografa fondando una propria compagnia e portando sulla scena i suoi lavori.
Ha concluso il suo personale trittico professionale (danzatrice, coreografa, insegnante) creando nel 1994 il Centro Professionale di Balletto Espressione Danza, che festeggia quest’anno i 10 anni di attività. Le allieve della sua scuola, sempre presenti nelle maggiori manifestazioni nazionale di balletto, hanno ultimamente danzato sul prestigioso palcoscenico dell’Opera Nazionale di Balletto di Kiev (Ucraina). Per questa prestigiosa compagnia Alessandra Grasso ha firmato alcune delle sue più significative coreografie.
L’incontro nel Deserto del Sahara con la Danza Sensibile di Claude Coldy le ha fatto approfondire ancora di più la sua ricerca verso un movimento che sia espressione della relazione a sé ed al mondo.

Serenella Isidori è nata a Roma dove ha compiuto gli studi musicali e artistici. Si è diplomata in Regia e Scenografia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, studiando con Carlo Lizzani, Valerio Zurlini, Roberto Perpignani, Istvan Gaal, Mario Garbuglia. Ha iniziato lo studio del canto lirico nel 1982, diplomandosi nel 1990 al Conservatorio di musica di Salerno. Ha studiato, tra gli altri maestri, con Michiko Hirayama, Giuliana Valente e Stefania Magnifico, e si è perfezionata con Claudine Ansermet per l'esecuzione di musica vocale barocca. Ha tenuto concerti come solista per diverse Associazioni Musicali sia a Roma che in altre città italiane e all'estero. E' titolare della cattedra di Arte scenica presso il conservatorio di Campobasso.

Gino Nappo, compositore, clavicembalista, didatta, ha studiato al Conservatorio S.Cecilia di Roma con Boris Porena e Paola Bernardi. Ha tenuto concerti, come pianista e clavicembalista, in varie formazioni cameristiche per importanti Istituzioni musicali, in Italia e all'estero, collaborando anche più volte con il Teatro dell'Opera di Roma. La sua attività di interprete e studioso si è concentrata negli ultimi dieci anni sulle prassi esecutive del XVII e XVIII secolo, con particolare riguardo alla musica vocale e al teatro musicale. Ha tenuto seminari di studio sul basso continuo e sulla vocalità nel Seicento e Settecento. Da alcuni anni è Coordinatore e Direttore Artistico del Gruppo di Ricerca e Sperimentazione Musicale (G.R.S.M.). E' docente di Lettura della Partitura al Conservatorio S.Cecilia di Roma.

FOTO GALLERY foto di Massimo Alì Mohammad
Roma, Auditorium Goethe Institut, XXVII Stagione di Concerti di Musica Verticale, 13.12.04
msop. Serenella Isidori; bar. Gino Nappo; cten e c. dif. Mauro Bagella
danz. Alessandra Grasso

 

 
 

L'INGORDIGIA PUNITA
ovvero
La curiosa malattia di Messer Birillo Tappo

operina per bambini di Marialisa Monna e Mauro Bagella
musica di Mauro Bagella
adattamento scenico di Laura Saraceni
per la Compagnia di Balletto Mimma Testa
diretta da Stefanella Testa

 

personaggi:

Messer Birillo Tappo
Madama Birillo Palla
Birillo Mamozio, il figlio
Madamigella Birillo, la figlia
Marone, il fattore
Annina, moglie di Marone

Un atto con un prologo, tre scene, due intermezzi

Seconda metà del 1700. Birillo Tappo, figlio di contadini possiede una piccola tipografia.
Con un duro lavoro è riuscito ad accumulare una discreta fortuna costituita essenzialmente da case, casini, villette e fattorie. In preda a una smania di possesso parossistica,"demoniaca", come la definisce egli stesso in un raro momento di lucidità, le ha acquistate dai contadini che si inurbano. Perdipiù la sua mania fa sì che ogni giorno, egli, debba far visita a una delle sue innumerevoli case che, per la precisione, sono trecentosessantacinque come i giorni dell'anno. Nel suo girovagare è accompagnato, malvolentieri, tra mille brontolii, dai suoi due figli, poché egli, vecchio e acciacatissimo, non regge tanta fatica impostagli dalla sua stessa insania.
Testimone sbigottito di tanta pazzia è il saggio fattore Marone che conduce un'esistenza di duro lavoro agreste circondato però dall'operoso affetto dei suoi familiari.
Birillo Tappo vanta, oltre all'ingente patrimonio immobiliare, un titolo nobiliare che gli viene dalla moglie, orgogliosa e sdegnosissima figlia di una nobile famiglia decaduta. Grazie a questo titolo, Birillo, anche se lo nasconde, l'ha sposata senza dote.
Un "bel" giorno però, un editto regale viene a "turbare" l'affannoso peregrinare di Birillo Tappo e dei suoi cari: "Chi non esibirà entro tre giorni il titolo nobiliare di famiglia, si vedrà confiscare ogni proprietà".
In una scena tempestosa e concitatissima, Palla confesserà in lacrime la pietosa menzogna che per tanti anni ha celato la vera origine della sua famiglia: ella non è nobile ma è figlia di modestissimi artigiani. Da un giorno all'altro, dunque, Birillo Tappo perde tutte le sue ville e resta addirittura senza tetto.
A questo punto il figlio Mamozio, ritenuto inetto e continuamente maltrattato, rivela ai genitori di possedere una casetta: è la piccola ma ridente dimora lasciatagli in eredità dal nonno contadino.
Su un ameno poggio, il nonno aveva vissuto i suoi ultimi anni solo e dimenticato, visitato di quando in quando dal nipote. La rivelazione leva dall'angoscia Birillo e Palla che dopo lo spavento e l'umiliazione provati, finalmente, accettano la sorte e si accontentano di quell'unica magione che il destino, forse solo benigno, ha riservato loro.
Birillo e Palla, piangendo, abbracciano i figli e, dopo aver chiesto loro perdono, si apprestano a condurre una vita normale.
Finalmente abiteranno una sola casa, finalmente abbandoneranno le loro velleità aristocratiche, appagati di ciò che hanno. Tutti, compreso il saggio fattore Marone e la sua famiglia, si apprestano a festeggiare l'avvenuto rinsavimento.

 

illustrazioni di Gabila Rissone Musumeci

FOTO GALLERY
Roma, Teatro Orione, 25.11.2003
Compagnia di danza Mimma Testa

 
Per l’esecuzione delle opere di teatro musicale, ulteriori informazioni scrivendo a:
E-mail per informazioni
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